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Carta della Buona Comunicazione

“La Carta della Buona Comunicazione"

approvata dal Consiglio del 17 febbraio 2009 e presentata il 15 maggio 2009

Preambolo
Il progresso tecnico-scientifico in ambito biomedico si è intensificato a partire dalla metà del secolo scorso ed ha ampliato lo spettro delle opportunità legate al mondo della salute, nella sua accezione più vasta.
La medicina è diventata sempre più avanzata e sofisticata e la figura del medico è andata progressivamente separandosi da quella del ricercatore.  Sono aumentate le promesse di efficacia terapeutica a seguito anche della suddivisione del “sapere” in tante diverse specializzazioni, ma è cresciuto anche il tasso di insicurezza da parte dei cittadini che rivendicano il diritto alla salute e di recuperare una situazione di benessere psico-fisico.

In questi anni i problemi organizzativi e gestionali del complesso pianeta della Salute hanno assunto un aspetto rilevante e predominante tale da modificare il millenario rapporto “medico paziente” che si è trasformato in un rapporto “medico/azienda/paziente”.

Spesso le scelte nel campo della salute hanno visto il prevalere degli “interessi della collettività” sulle richieste/necessità assistenziali del singolo cittadino e le nuove strategie politiche hanno comportato un ridimensionamento del “potere” del medico e del suo ruolo che è passato dal paternalismo e dal principio di “beneficialità” del paziente a quello di “prestatore di opera” che deve tenere conto sia dell’autonomia del cittadino-paziente ma anche delle richieste della società, soprattutto per quanto riguarda l’utilizzo di risorse economiche sempre più ristrette rispetto alla potenzialità offerta dal mercato della salute.

Nel frattempo, l’informazione, attraverso i media e la rete Internet, spesso difficilmente controllabile e le crescenti necessità della medialità hanno creato e rischiano di creare non solo maggiori bisogni assistenziali ma la creazione di nuove malattie (mongering disease) nate dal ritenere patologici processi considerati finora fisiologici e finalizzati alla soluzione di problemi di salute di tipo spesso estetico ed “accessorio” (giovanilità, sessualità sempre pronta) che da illusorie aspettative di trionfo sulla morte.

L’importanza di una corretta e trasparente comunicazione da parte delle Istituzioni, degli operatori della salute e dei giornalisti, che hanno il delicato compito di veicolare le notizie senza creare false illusioni o inutili allarmismi, deve rappresentare un obiettivo prioritario di una società matura e rispettosa dei valori fondamentali della vita.

Nasce quindi l’esigenza di linee-guida per una “Buona Pratica” nella comunicazione bio-medica affinché il cittadino abbia la possibilità di usufruire di un’informazione comprensibile, ampia e corretta da parte di tutti coloro che direttamente o indirettamente hanno a che fare con il mondo della salute.

Il codice di deontologia medica e quello dei giornalisti indicano chiaramente, in vari articoli, il rispetto della “autonomia” del cittadino e l’importanza di un’informazione corretta, completa e comprensibile. Inoltre, “l’informazione non può prescindere nelle forme e nei contenuti, da principi di correttezza informativa, responsabilità e decoro professionale”.
E’ indispensabile, quindi “per consentire ai cittadini una scelta libera e consapevole tra strutture, servizi e professionisti che l’informazione, con qualsiasi mezzo diffusa, non sia arbitraria e discrezionale ma obiettiva, veritiera, corredata da dati oggettivi e controllabili e verificata dall’Ordine competente per territorio”.

La Carta internazionale della professionalità medica, infatti, prevede che i professionisti della salute hanno l’obbligo di fornire una corretta ed obiettiva comunicazione, esente da interessi di qualsiasi natura.  Lo stesso dicasi per i professionisti dell’informazione che debbono essere garanti dei principi etici dell’informazione che sono alla base del rapporto tra media e utente.

Solo in questo modo potrà essere garantita quella capacità di scelta autonoma e consapevole che il cittadino può esercitare esclusivamente nel momento in cui venga in possesso di un’informazione adeguata. In questa prospettiva, ridurre l’asimmetria informativa diventa garanzia essenziale di democrazia.

L’importanza di una”Carta della buona comunicazione” i cui valori siano condivisi da parte degli operatori del settore biomedico e dagli operatori dell’informazione e della comunicazione è stata più volte ribadita nella convinzione che si debba avviare su tutto il territorio nazionale una collaborazione reciproca fra ricercatori, medici, informatori e cittadini, affinché questi ultimi possano essere  in grado di fare scelte autonome e consapevoli su tutto ciò che riguarda la salute.

Dal momento che l’informazione deve rispondere ai più alti standard di qualità propri del processo della ricerca e dell’applicazione dei risultati scientifici e tecnologici, medici e giornalisti si impegnano – nel rispetto dei distinti ruoli e nell’esercizio dei loro rispettivi diritti e doveri - a garantire ai cittadini un’informazione corretta, obiettiva, trasparente e verificata attraverso uno stretto contatto tra Ordini, Regione, Aziende sanitarie ed altri Enti ed Istituzioni al fine di avere notizie “certificate” e verificate. Tale collaborazione si rende ancora più necessaria, se non indispensabile, in situazioni di urgenza e per motivi di sanità pubblica.

A questo processo di informazione e comunicazione è importante che il cittadino – sia esso affetto da malattia o in condizioni di salute – acquisisca una capacità autentica di partecipare con le sue scelte alla promozione e alla tutela della sua salute e di quella della collettività.

A tali fini l’Ordine provinciale dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri di Genova e l’Ordine dei Giornalisti della Liguria, attraverso La “Carta della buona comunicazione” si impegnano a favorire, attuare e sostenere presso tutte le autorità competenti, in particolare in ambito universitario, opportune e adeguate iniziative formative nei confronti dei propri iscritti e sottoscrivono i seguenti principi che tradurranno in regolamenti nei rispettivi codici deontologici.

Comunicazione. I professionisti del settore biomedico, medici e ricercatori, hanno un obbligo di comunicazione che non attiene solo alla relazione clinica, che si articola nel complesso dei rapporti interpersonali professionali. Esiste un obbligo più generale di informare i cittadini su tutto ciò che riguarda la tutela della salute e gli strumenti per realizzarla. La relazione clinica è regolata dal codice deontologico della professione e dalle leggi vigenti dirette anche a garantire la riservatezza dei dati personali. I rapporti fra giornalisti e gli altri soggetti dell’informazione biomedica sono regolati dal codice deontologico dei giornalisti oltre che dalle leggi vigenti.  

Responsabilità. Esiste una responsabilità comune dei medici, ricercatori e degli operatori dell’informazione che riguarda la diffusione di una corretta comunicazione. Da una parte in funzione di contribuire alle politiche o ai programmi di prevenzione, dall’altra, più in generale, nel diffondere una conoscenza precisa, oggettiva e attenta a indicare limiti e conseguenze di determinate scoperte o procedure scientifiche così da non estendere in modo illusorio gli scopi e le possibilità della medicina, superandone i limiti.

Interesse generale. In ambito medico e scientifico-sanitario è prioritaria la valutazione dell’interesse generale nel consentire la divulgazione di qualsiasi notizia e informazione.  

Servizio. Il medico, il ricercatore e il giornalista collaborano affinché l’informazione sanitaria permetta la distinzione fra notizia di cronaca e quella utile per l’educazione alla salute, nell’interesse del singolo e della collettività.

Trasparenza. Le parti si impegnano a garantire il rigore scientifico delle informazioni, a prescindere da qualsiasi intreccio di interessi personali o societari per quanto legittimi essi siano. In caso di presenza di questi interessi, essi devono essere dichiarati in base al principio della trasparenza. L’aspetto commerciale che riguarda farmaci o attrezzature tecnologiche, così come la promozione di marchi individuali o societari devono essere tenuti nettamente separati (o dichiarati come tali) nella diffusione delle informazioni attraverso un canale mediatico.  

Qualità. Medici, ricercatori e giornalisti condividono il fine di garantire la qualità dell’informazione impegnandosi a non trasmettere o a non diffondere notizie premature o non verificate. Gli Ordini sono disponibili a collaborare alla pratica attuazione di tale impegno.

Precauzione. In ogni caso medici, ricercatori e giornalisti si atterranno al principio della precauzione secondo il quale non verranno indicati in modo apodittico vantaggi e svantaggi di una scoperta o di una terapia fino a che questa non avrà superato una sperimentazione inoppugnabile per tempi e risultati.  

Completezza. I professionisti si impegnano a fornire l’informazione più completa possibile. Le informazioni non verranno abbandonate dopo le prime uscite pubbliche ma seguite in modo da confermare o rettificare l’esattezza di quanto comunicato in modo da non suscitare né eccessive attese, né allarme.

Competenza. Medici e giornalisti si impegnano a seguire il principio della competenza. L’informazione verrà resa pubblica quando chi l’ha elaborata è riconosciuta persona competente e chi la diffonde ha ragionevolmente acquisito strumenti per misurarne la validità e la portata.  

Linguaggio. Medici, ricercatori e giornalisti dovranno verificare l’esattezza scientifica dei termini, evitando di usarli al di fuori di qualunque contesto che possa mutarne il senso o fare loro acquisire una connotazione emotiva per obiettivi di spettacolarizzazione dell’informazione.

Collaborazione. “L’Ordine provinciale dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri di Genova e l’Ordine dei Giornalisti si impegnano a collaborare affinché le notizie pubblicate sugli organi di stampa o altro mezzo riguardanti possibili casi avversi, siano fornite correttamente al fine  di evitare un clima di sfiducia dannoso soprattutto per la serenità del cittadino malato.”

Ultima modifica il Martedì, 30 Maggio 2017 17:23